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Colloquio con Giovanni Malago'

malago-intNel febbraio del 2013, Giovanni Malagò, tutt'ora Presidente del Circolo Canottieri Aniene, è eletto Presidente del Coni.
Colloquiando con lui si è fatto il punto, sia pure in modo sintetico, del percorso fatto e di quello da compiere.
Idee affascinanti sulle quali riorganizzare lo sport italiano.
A lui il nostro sincero ringraziamento per la disponibilità riservataci.

Roma, 2 luglio 2013

Caro Presidente, la sua elezione è stata un’indubbia svolta nella gestione del sistema organizzato dello sport italiano. Quale ritiene sia stato l’elemento decisivo in questo suo meritato successo?
“La mia elezione è figlia del coraggio, dell’impegno e della voglia di protagonismo collettivo. Ho saputo ascoltare non solo le esigenze dei dirigenti federali ma quelle di tutto il mondo sportivo, di chi fa volontariato, di chi vive alla periferia del grande movimento. Voglio certamente rappresentarli e coinvolgerli: penso a una forte condivisione per superare gli ostacoli che troveremo sul nostro cammino. In assoluto ritengo che non ci possa essere sviluppo senza coinvolgimento e strategia, né creazione di valore senza collegialità e pianificazione. E’ emersa, nitida, l’immagine di un CONI come palazzo di cristallo, trasparente e aperto tutti. Non autoreferenziale”.

Lei dimostra una forte volontà di esserci: è infaticabile testimone di uno sport innovativo e propositivo. Qual è per lei la cosa principale che il CONI può fare per esaltare i valori sociali più positivi?
“Immagino lo sport come un formidabile traino per lo sviluppo del Paese, capace di creare occasioni di sviluppo e di crescita, estendendo i propri benefici in campo sociale grazie a progetti validi, che creino occupazione. Spero che la mia Presidenza sia ricordata in questo senso. E poi ritengo che lo sport sia – contestualmente - un formidabile strumento educativo. Il compito di chi fa attività agonistica, a qualsiasi livello, deve essere sempre quello di conferire una prospettiva privilegiata all’aspetto comportamentale. Il nostro è un mondo che vive sotto la luce dei riflettori, ha l’obbligo di creare modelli ed esempi virtuosi, i campioni dello sport hanno il dovere di essere anche campioni di vita, coniugando il talento al rispetto dell’etica”.

Lo sport italiano, organizzato e non, riconosciuto e non, si articola in modo così straordinario e così capillare da insistere su svariate aree e specialità. Cosa può fare il CONI per raggiungerle, rassicurarle, e valorizzarle tutte?
“Dare voce al territorio, al volontariato, con l’ineludibile ritorno alla base. Da valorizzare per far emergere l’essenza del nostro mondo, non solo nell’ottica della conquista delle medaglie. Fare questo vuol dire ritrovare le forze per aggredire il futuro e ottenere riscontri importanti. Lo sport dei successi non esiste se sotto non c’e’ una bella e solida piattaforma. Il CONI vuole coinvolgere tutti, nessuno escluso, e non ha pregiudizi nei confronti di alcuna idea possa contribuire a determinare un cambio di marcia per il futuro”.

La presenza di sponsor, siano essi privati o pubblici, è elemento insostituibile per aiutare gli atleti e, con essi, lo sport. Per ragioni ben note, non tutti però, ne beneficiano. E’ possibile, secondo lei, che chi non si distingua per pigrizia o incapacità possa avere dal CONI solidarietà che ne apprezzino l’impegno?
“Il CONI è sensibile a ogni tipo di tematica che ruoti intorno all’implementazione delle risorse. Alcune realtà sono favorite da opportunità vantaggiose che si presentano sul mercato, altre inevitabilmente fanno più fatica. L’obiettivo deve essere la visibilità, anche attraverso l’integrazione della comunicazione con l’evento per creare attenzione e per avvicinare gli sponsor. In generale lo sport deve creare un circolo virtuoso che consenta di attrarre investimenti da veicolare anche nella promozione di progetti, che al di la’ dell’appeal potenziale, sono importanti nella diffusione della pratica agonistica”.

Lei ha annunciato di volere a Roma, ma più in generale in Italia, grandi manifestazioni sportive, a cominciare dai Giochi Olimpici. Pensa che in ciò riuscirà a ottenere sin da subito i sostegni, non solo economici, necessari?
“Il sostegno degli interlocutori istituzionali è fondamentale per perseguire con successo certi prestigiosi obiettivi. Mi sembra che il Governo, nel rispetto delle priorità del Paese, sia comunque attento e partecipe: la valorizzazione del nostro movimento avrebbe ricadute benefiche anche a livello sociale. Per quanto riguarda il sogno dei Giochi Olimpici dobbiamo aspettare quello che verrà deciso a settembre dal CIO, nella sessione di Buenos Aires che designerà la città chiamata a ospitare i Giochi del 2020. Nel caso in cui non fosse un’europea potrebbe esserci la chance di giocarci l’organizzazione nel 2024. Ho già incontrato il sindaco di Roma, Marino, e gli ho detto che non dobbiamo perdere tempo, la candidatura va preparata subito, CONI e Comune insieme al Governo. Marino mi ha stretto la mano e mi ha detto di essere pronto”.

Infine, da uomo di sport, come lei è sempre stato, cosa si sente di dire sullo squash e su di noi ?
“Si tratta di una disciplina che merita attenzione e considerazione. Riscontra ovviamente il mio interesse, è un mondo da conoscere a fondo e da apprezzare. Percepisco entusiasmo, voglia di fare e di condividere un percorso di crescita. Credo la Federazione si stia impegnando con capacità e determinazione per fare sempre meglio, il CONI è al suo fianco per ottimizzare questo impegno nell’interesse di tutti gli appassionati”.